crisi microchip
30

Ago

La crisi dei chip frena ancora il mondo dell’auto

Toyota dichiara che costruirà 360.000 auto in meno a settembre, ma anche Stellantis, Volkswagen e Ford tagliano la produzione per mancanza di circuiti integrati. La crisi dei chip è stata causata dall’impennata nella richiesta di dispositivi per il lavoro e l'intrattenimento domestico (come pc, console, tablet e così via) dovuta, a sua volta, all’isolamento forzato per limitare le conseguenze del Covid-19 in varie parti del mondo. Ma anche dalle richieste dell’industria, che ha dovuto investire molto per digitalizzare i servizi e renderli fruibili anche dalle persone che non si potevano (e forse non si potranno) spostare da casa. Questo ha fatto sì che le fabbriche di microprocessori non fossero più in grado di soddisfare la crescente richiesta, e anche il mondo dell’automobile, ormai totalmente dipendente dai chip, ne sta risentendo pesantemente. In attesa che i grandi produttori mondiali di circuiti integrati portino a termine il più volte promesso ampliamento delle linee produttive. Ma per questo ci vorrà tempo e anche nel 2022 si prevede che i cosiddetti “shortage”, cioè le mancate forniture, saranno ancora un problema per l’industria dell’auto. Anche gli altri produttori continuano a soffrire del problema della mancanza di chip. Il gruppo Stellantis, per esempio, ha dichiarato che fermerà la produzione delle fabbriche francesi di Rennes e Sochaux per alcuni periodi. Periodo nel quale la Volkswagen ha confermato che la fabbrica di Wolfsburg lavorerà su un solo turno e l’Audi ha esteso la pausa estiva per due fabbriche tedesche. La Ford sospende la produzione della Fiesta nella fabbrica di Colonia anche lei a periodi.

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